Dormiveglia


Non posso farci niente se i demoni del dormiveglia m’accompagnano poi per tutta la giornata, quei diavoli ostili che da ogni angolo della casa, della città, dalle finestre, dalle porte della mia rumorosissima casa mi osservano. Le loro bocche offrono soggiorno a lunghe lingue cenerose, furie urlanti il cui grido trapassa l’aria, pieno d’odio da riempire di terrore anche le più ripose pieghe dell’anima.
In qualsiasi stato emotivo, mentale o fisico io mi trovi, sono perfettamente in grado di indurre al mio corpo uno stadio intermedio tra il sonno e la veglia. Mi è sufficiente rilassare le membra di tutto il corpo fino a sentire un leggero brivido di freddo dietro la schiena che, scivolando giù per lo scroto, arriva e si ferma alla pancia. La pancia trattiene il brivido restando immobile per evitare respiri eccessivamente lunghi consentendo così al resto del corpo di sentirsi svincolato, separato dalla pancia che è il centro, il legame e che diventa un vuoto, un buco.
Poi le gambe. Sento che mi si staccano le gambe dal resto del corpo, che prendono a camminare da sole. Accompagno poi tutto con quella cosa bellissima che faccio sin da quando sono piccolo che è di perdere la messa a fuoco della vista. Divento quasi cieco pur vedendo. Vedo solo ombre e nessun contorno. Vedo i pixel degli oggetti. E così mi viene da pensare che siamo sistemi di pixel che si muovono autonomamente, noi non ci possiamo fare niente, noi non esistiamo. Esistono solo i pixel che compongono il nostro organismo principale che prende la forma chiamata “corpo umano”. Esso a seconda della fortuna del caso assume forme bellissime, meravigliose, come quelle di alcune donne, oppure forme orrende come nel mio caso. I pixel sono imprigionati in questa sovrastruttura creata da loro stessi secondo la quale devono necessariamente fare sistema anche qualora non si sopportino. Che stupidi questi nostri pixel.

Tuttavia questi stupidissimi pixel possono diventare creature tanto tenere quando piangono o sorridono; ma diventano cattivissimi e spietati quando serrano gli occhi in fessure terribili. Piano piano gli stupidissimi pixel si trasformano in demoni simili a quelli del dormiveglia.
I diavoli ostili del dormiveglia mi fanno diventare più stupido del solito, più stupido dei pixel di cui sono composto. Sono marci dentro, qualcosa di marcio da eliminare, recidere come gli spasmi della solitudine che cerco di superare con la velocità della macchina dei miei sogni di bambino.
Ho deciso di chiamarlo B. È lo spirito maligno ed ostile che da ogni angolo della casa, della città, dalle finestre e dalle porte mi osserva; la sua bocca offre soggiorno ad una lunga lingua cenerosa e glabra. Furia urlante, il cui grido trapassa l’aria, pieno d’odio da riempire di terrore anche le più ripose pieghe dell’anima. Non riesco davvero a risolvere i miei enigmi riguardo a tutte le creature fra le quali ho vissuto e vivo in dormiveglia, ma i demoni neri dalle mani rosse stanno diventando superbi: si stanno cibando dei miei pixel, lasciandomi diventare vecchio, rugoso, pallido e stanco. Devo riuscire a liberarmi da questo che non è un sogno, non è un incubo, non è la realtà, non è l’irrealtà. Devo tornare a vivere le mie ore assolate e consapevoli. Ma sono un sistema di pixel, demoni indiavolati almeno quanto i miei demoni del dormiveglia. I demoni del torpore venoso.
Ho svelato il mio segreto, finalmente l’ho svelato e mi duole come una scottatura che prende freddo, si drizzano i peli e si gela lo stomaco.
In dormiveglia le parole mi tornano alla mente ripetitive e tormentose. Dette o non dette, pronunciate appena o urlate, ogni suono, ogni sibilo mi sembra un urlo, un lamento sottile e dolorosissimo. I lamenti mi colpiscono come una bastonata ferisce una bestia indifesa, mani rosse e crudeli dei demoni mi stringono il cuore e non mi permettono di riordinare i peccati da cui vorrei lavare la mia coscienza.
B è una fra le prove più dure che nelle mie giornate devo affrontare. Il problema è rappresentato dal ripetersi di alcuni eventi maledettamente simili tra loro tanto da diventare assillanti. Tutto mi puzza di crema nivea e di piatti di vetro giallo, di preservativi durex e di parole dette a cazzo.
B. si diverte, capisco che gioca con me come chi legge i comportamenti altrui per farne scienza. B sfugge. Viene e poi se ne và. Poi torna, ma solo per riandarsene ancora, e solo, ancora una volta, mi ritrovo solo.
Ora sarei pronto a pungermi con uno spillo per risvegliare i sensi, fino anche a trovare il sangue. Ma mi lascio vivere da B. e forse è più semplice addormentarmi.
Ho sempre sonno.

G_

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