In silenzio


Quella sera aveva preso lo zaino, messo dentro uno slip, la t-shirt con la bambola gialla, poi si era infilata il suo paio di jeans preferiti, aveva messo in bocca una vivident ed era uscita.
Cercando di fare il più silenziosamente possibile, era salita in macchina con la velocità di un gatto, aveva messo su una playlist tirata giù apposta per quel viaggio.
Correva da lui.
Chi è lui.
Lui. Un poeta, si diceva, un musicista… Gli avrebbe chiesto di suonare per lei… Gli avrebbe sussurrato “Stanotte non vado via…”
Mentre schiacciava l’acceleratore iniziava a pensare al suo volto, a come sarebbe stato vedersi… toccarsi… Si… voleva toccarlo, voleva accarezzarlo, assicurarsi che fosse vero…
Lui esisteva? Si domandava… poi accendeva una sigaretta, poi tirava due boccate, tirava su e giù il finestrino, con fare nervoso e preoccupato. Poi sospirava. Sorrideva. Diceva: “Sto facendo una delle cazzate più grosse della mia vita, e non me ne frega un cazzo”
Si, forse era felice, come mai da tanto, troppo ormai.
Era sicura di volerlo trovare, di volerlo cercare per tutta la città se fosse stato necessario, avrebbe urlato il suo nome, o chiesto a dei ragazzi ubriachi sotto casa sua…
Moriva dalla voglia di farci l’amore, e allo stesso tempo aveva paura. Paura che non fosse lui, paura che entrambi avessero sognato, avessero preso una di quelle botte di testa per colpa della solitudine e dell’incomprensione mistica che si diffondeva in quei giorni.
Sarebbe ripartita di lì a poco e non si sarebbe mai perdonata di non averlo visto… così… a due passi l’uno dall’altra e si sarebbero persi senza sapere, senza aver visto…
Voleva toccare il suo viso, tenerlo tra le mani, sentire la sua voce, incuriosita aveva continuato a domandarsi, a chiedersi, in quelle notti insonni, che voce avesse.
Voleva stringerlo, tenerlo con sé sul suo cuore, solo una notte. In silenzio anche, o con della musica, mentre lo avrebbe guardato addormentarsi, col cuore urlante e straboccante di follia e di entusiasmo.
Si. Quel frizzante, le bolle della vita; quelle mancavano. E lui per lei era tutto questo. Era un tonfo senza perché al cuore, un tuffo in mare aperto, da un’alta scogliera, guardare il sole e aprire gli occhi. Lei voleva la favola. E forse lui non lo era nemmeno la sua favola, ma lei non curante di tutto ciò che sarebbe stato, sentiva solo per la prima volta i battiti del suo cuore.
Aveva urlato fuori dal finestrino in autostrada… il suo nome… Lui l’aspettava, lo sentiva. Ma moriva dalla voglia di vedere il suo volto… sulle scale della sua casa, sulla porta.
Con occhi lucidi e semichiusi… si avvicinava a quel momento.


E una mattina all’improvviso, come dopo essersi destata da un sogno di bambina… si era svegliata con lui. Lui le teneva la mano, le accarezzava i capelli.
Un ricongiungimento astrale. Gli universi paralleli si erano incontrati. Più volte… e poi i terremoti e poi gli uragani, e poi i colori delle piogge autunnali, l’arcobaleno che non andava mai via, e i colori sciolti dentro di loro… un tocco, le labbra sfiorate e poi l’urto e lo scontro… la violenza del pianto e del sorriso, il sole e la luna finalmente nello stesso punto del cielo.
Un’eclissi al buio, un’infinità di elettricità in una stanza senza pareti… Il cielo e le stelle erano di un unico e accecante colore… Lui era dentro di lei e il mondo aveva smesso di girare… Il sole sorgeva e tramontava mille volte con lei e lui non voleva più tornare indietro. Non inseguiva più il passato. La cercava, era quella di una notte fa, quella di una vita fa, quella di un sogno fa… Lei… senza sapere. In silenzio.

C_

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Com'è che riesci a descrivere la storia della mia vita?
cri

Nana ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Nana ha detto...

ok forse ce la posso fare a postare un commento.
ma le parole non mi vengono.
voglio che mi paghi i diritti d'autore.
e voglio che vieni in un posto dove sono anche io.

C!
PS
ti sei dimenticato il punto esclamativo e questo meno che mai te lo posso perdonare.

Anonimo ha detto...

Anche io sono C.ed anche io ho fatto tutto questo..o noi donne siamo poco originali..o siamo davvero capaci di tutto.

Molto carino,mi sono emozionata.

C.
(di Carlotta)

G_ ha detto...

...le mie donne ;P

G_

Anonimo ha detto...

Rispondo a Carlotta:
non so se noi donne siamo tutte uguali, non credo... almeno spero di no.
preferisco pensare che abbiamo in comune una caratteristica di fondo (che poi si manifesta in maniera diversa da donna a donna): ci lasciamo andare ai nostri sentimenti e li viviamo fino in fondo nonostante tutto. Questo può spaventare che ci sta intorno e chi non ha paura di noi... riesce a farci del male.
Io? Ho rinunciato a non soffrire per amore e in fondo se non si soffre vuol dire che non si ama.

P.S.: complimenti a G_ per la sua sensibilità.

Cri

Anonimo ha detto...

Non vorrei approfittare di questo spazio,ma lo faccio e rispondo a Cri.
Le donne,e che se ne dica,sanno mettersi in gioco,per questa semplice ragione soffrono e nella maggior parte dei casi sono "tutte uguali" perchè conoscono il coraggio.
Ci tenevo a chiarire le mie parole anche in virtù di un'esperienza comune.
Ai cinici possiamo insegnare che a volte "accade" e che tutti soffrono e non per questo devono rinunciare.

Ciao Cri;-)

Grazie G. dell'ospitalità!Ma quante donne avrai??

C.
(di Carlotta e di coraggio)

Anonimo ha detto...

Non so come tu abbia potuto fare ciò che hai fatto o comunque... anche solo pensare le cose che hai detto. Mi spaventa il fatto che tu lo rifaresti e che non sei tornato indietro: avevo ragione.
E quando ho davvero cominciato ad avere stima e fiducia in te mi hai buttata via... come si fa con un giocattolo vecchio, di cui ci si stufa.
Spero che almeno sia stata un buon passatempo per te durante un periodo pesante e faticoso... perchè l'importante è godersi i momenti veri fino infondo. Non ritorneranno più.
AVC