L'Uomo

L’uomo al pianoforte non era bravo.
Sbagliava quasi tutti gli accordi
di quasi tutti i brani.

Gli sfuggivano i tasti
come a me, spesso, sfuggono le situazioni di mano.

Talvolta entro nel panico.

E so tutte le cose in maniera approssimativa
ché le passioni che la realtà offre sono innumerevoli.
E io vorrei interessarmi a tutto,
dedicarmi ad ogni forma di conoscenza
e d’esperienza.

Ma non è possibile.

Tuttavia guardo alle passioni del mondo
come a una distesa di sabbia,
come quando sulla sabbia appena riordinata e pulita dal vento viene voglia di calpestare e rovinare.
E vivere ogni singolo centimetro quadrato delle dune che, morbide, si estendono sotto gli occhi.

E come quando sei in un’acqua particolarmente pulita
e non sai cosa fare per godere la sua trasparenza e la sua pace,
la piattezza che offre agli occhi e al tatto,
e allora magari ti tuffi tante volte per guastarla,
ma tutte le volte ti rialzi e lei è ancora lì,
immobile,
imperturbabile,
ferma
e cristallina,
tu non hai usato e sfruttato nulla, tu, per lei, in quel momento, per la sua grandezza, non sei stato nulla, nulla che potesse scalfire il suo moto autoprodotto,
nulla che potesse farle cambiare direzione.

E poi però godo anche quando il mare è agitato,
quando il mare muove le proprie onde che prima non so dov’erano.
E le lancia disordinatamente contro la riva,
modificandone i contorni.
Le scaglia,
ed esse schizzano
creando il pulviscolo acquoso e impercettibile,
e se guardi tutto in controluce, al tramonto, assisti allo spettacolo dell’invasione della splendida acqua sulla terra, l’acqua
che prima era inamovibile e ora implacabile.

Così ti ricordo io,
amore mio.

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