Guido Guidaccio (Emidio) - parte terza


Insomma, la faccio breve giusto per sgombrare ogni dubbio, Emidio Antoci soffre per amore.
Appena fuori da casa di Emidio, terminato l’ultimo gradino della ripida rampa di scale, fuori da quella dimensione parallela tra cravatte e cianfrusaglie varie appese, lasciavo appese anche le mie vergogne per essere stato troppo debole alle tentazioni di Ester e del rhum e pera. Cercando un angolo di Trastevere in cui pisciare, non senza alcuna sorpresa mi ritrovai di fronte Corina, che, presa da un misto tra civetteria e vendetta, mi si avvicinava minacciosa quasi a cogliermi con le mani nel sacco. Fortunatamente Ester era rimasta a derubare Emidio di giarrettiere e cappellini simpatici. Quanto piace alle donne l’inutile.
Corina avvertiva in me uno strano sconvolgimento fisico e mentale e, nonostante il puzzo di sbronza, mi si era avvicinata all’orecchio sussurrandomi, Ora spero che tu abbia dei buoni motivi per spiegarmi perché Davide mi ha detto che eri morto!
E io, Cosa ci trovi di strano?
- Beh c’è di strano che invece sei vivo!
- Che ci fai qui a Roma, Corina? Non ti nauseava l’idea della grande città?
- Rispondimi perdio, per un attimo ho pensato che fossi morto per davvero ed invece è stato uno dei vostri cinici e irragionevoli giochini.
- Nessun giochino, Corina, nessun giochino…
- Voglio solo sapere perché diavolo vai in giro dicendo che sei morto!
- Oddio Corina, tu non sei mai riuscita a staccarti dall’idea di possedere un corpo e dalla zavorra della tua fisicità con la quale mi hai ingannato. Continui a credere che quelle con cui afferri gli oggetti siano davvero mani, che l’odore che senti sia trasportato dal vento, che gli uomini che baci siano tuoi, che l’amore che provi sia reale… ma senza il tuo corpo di cosa resti vestita? Io sono morto, per questo sono morto! Da te in poi mi sono guardato bene dal trasporto fisico confuso per amore…
- Amore?.. ora dici così perché sei ferito, perché ti ho abbandonato… mi sono arrivate le tue lettere…
- Quelle lettere non le hai mai comprese, sei troppo concentrata sulla tua esaltazione e sulla assillante conquista del genere umano… maschile! Però adesso lasciami andare, è stata una lunga notte, lunga e sorprendente avrei voglia di scrivere tutto prima di dimenticare.

Mentre cercavo di raggiungere la piazzetta in cui m’aspettava il motorino per riportarmi a casa, mi si palesava dinanzi ancora Emidio a braccetto con Ester. Accanto a me l’aria spostata dalle parole inarrestabili di Corina, pensavo che stesse per accadere qualcosa di mal padroneggiabile.
Emidio, come se non mi avesse mai visto prima, mi si era avvicinato prendendomi per il braccio e, rivolgendo una carezza a Corina, ci proponeva un ritratto in cambio di du spicci. Anche Ester sembrava sorprendente nel modo che aveva di interpretare la parte di chi non mi aveva mai visto prima. E allora chiesi ad Emidio di recitarmi lo stornello che il suo amico aveva scritto per lui. Lo stornello raccontava la storia del declino di Emidio dopo la morte della moglie ancora giovane… Emidio lo ripeteva come sempre d’un fiato, lasciando cogliere solo qualche parola qua e là, e soprattutto risuonava forte la frase finale: …nella soffitta logorata, vive solo e senza cuore un artista innamorato.
Raggiunsi lo sguardo di Corina, ammonendola per essersi lasciata amare, come l’unico sguardo davvero complice da quando ci conoscevamo. Diedi i miei spiccioli ad Emidio, sorrisi dolcemente ad Ester, che ricambiò quella dolcezza, e poi l’eccessiva complicità di chi mi era intorno mi amareggiò oltremodo e sfuggì loro, paralizzandoli.
Come se le vendette cancellassero le sofferenze, rimanevo incapace di comprendere dove Corina avesse trovato la forza e il coraggio di raggiungermi a Roma. Raggiungermi?... non importa. Più che qualcosa di ingiustificato c’era qualcosa di ingiusto nell’aver dato vita ad uno di quei rapporti senza significato, questo pensavo rientrando a casa in motorino. Lo scorrere della strada sotto le ruote mi stimolava i pensieri, risolvevo che con Corina era stata una di quelle esperienze in cui ciò che appare è solo ciò che ci convinciamo di vedere, una di quelle cose in cui il ti voglio bene è un’imposizione che colma le mancanze di tutta una vita, e che probabilmente Ester, per quell’ora nella soffitta logorata, era stata mia più di quanto non lo fosse stata Corina in tanto tempo.


G_


Emidio - parte prima: http://incorsoparole.blogspot.com/2008/02/guido-guidaccio-emidio-parte-prima.html


Emidio - parte seconda: http://incorsoparole.blogspot.com/2008/03/guido-guidaccio-emidio-parte-seconda.html

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