Lettere di amici [002] - Davide Fanigliulo

Lucia e il cane


Lucia si svegliò alle dieci, tardi per lei. Si alzò dal letto, si vestì, si lavò velocemente la faccia e i denti e uscì. Andò a lezione, era iscritta alla facoltà di lingue, studiava russo e portoghese.
Finita la lezione, alle quattro del pomeriggio, Lucia decise di prendere un caffé; andò nel bar più vicino, entrò, e incontrò Marco, un suo vecchio amico.
-Come va?- fece lui
-Bene, bene…- rispose Lucia
-Sei stata a lezione?
-Sì. Non sai che palle! Poi sono arrivata anche in ritardo, stamattina mi sono svegliata un po’ tardi.
-Eh eh! Succede. A me tutte le mattine! Eh eh!
-Mah…e poi mi sento stanchissima. Come se ieri avessi lavorato in miniera. Sono a pezzi…
-Secondo me hai giocato troppo con Ettore. Lo tratti come se fosse una persona. Ci manca poco che cominci a parlargli di letteratura! Ah ah ah!
-Ettore?
-Ettore Ettore! A proposito, come sta?
-Ma chi?
-Come chi? Ettore!
-Ma che dici? Chi è stò Ettore?
-Ma che, sei scema? Ettore, il cane!
-…
-Beh?
-Ma senti, secondo me sei tutto scemo. Chi Ettore? Che dici? Io non ho mica cani!
-Sì sì…senti, io vado adesso, ho appuntamento con Riccardo. Salutami il tuo cane, simpaticona!
-…senti, sì…va bene, ci vediamo in giro allora…
-Ciao ciao!

Marco andò via. Ettore? Chi era? Ma che scherzo era?
Tornò a casa. Infilò la chiave nella serratura, aprì la porta, restò di sasso; nel monolocale in cui abitava trovò cose che non le appartenevano: una ciotola per cani vicino al letto, un osso finto quasi completamente masticato e lacerato, una copertina in plaid, croccantini sparsi qui e lì. E poi, sul muro, accanto alla finestra, foto, tante foto, foto che non aveva mai attaccato, che non aveva mai fatto, di cui non conosceva assolutamente l’origine. Cosa ancora più strana, in quelle foto c’era sempre lei vicina ad un cane.
-Non è possibile. Mi sono entrati in casa? Mi hanno fatto un cazzo di scherzo? Che storia è questa?

Non credeva ai suoi occhi. Che scherzo stupido, pensava. Eppure…quella nelle foto era proprio lei, ed era in posa: come faceva a non ricordarsi? Chi le aveva scattate? Chi era quel cane, che cosa diavolo stava succedendo?
-Io stè foto non le ho mai fatte. Ma che posto è quello?- diceva, guardando i paesaggi sullo sfondo delle fotografie.
Il telefono la interruppe.
-Pronto?
-Pronto? Lucia, sono io, la mamma.
-Oh, ciao mamma.
-Come va?
-Mah…bene…bene…stavo facendo…ero…sono in casa, sto studiando.
-Senti, ho chiamato per dirti che stasera con papà andiamo a vedere quell’appartamento di cui ti parlavo la settimana scorsa. Costicchia un po’, ma è bello bello bello!
-Ah sì, ricordo. Poi fammi sapere se ti piace, se lo volete prendere o no.
-Non ti preoccupare. Se non facciamo troppo tardi ti chiamo stasera stessa. Se no domani. Va bene?
-D’accordo.
-Sì…senti un po’, ma Ettore dove sta? Non sento il solito casino! Eh eh!
-…
-Pronto? Ci sei?
-Sì…sono qui.
-Allora? Ettore?
-Mamma senti, ehm…Ettore è con Marco, voleva portarlo per forza a fare un giro e gliel’ho lasciato.
-Uh. Bene. Strano però, non hai mai voluto che qualcun altro lo portasse in giro. Sei sempre stata così gelosa. Si vede che stai crescendo!
-Ehm…sì…mi sembrava che non ci fossero pericoli…e allora…
-Va bene va bene. Se ti chiamo stasera me lo fai abbaiare un po’ al telefono così lo saluto.
-Sì mamma…stasera…
-Ciao tesoro mio, ci si sente.
-Ciao mamma…ciao…

Così finì quella telefonata. Lucia cominciò a pensare che qualcosa non andava. L’idea dello scherzo era pur valida, ma quando si erano messi d’accordo tutti quanti? Quando avevano organizzato tutto questo? Perché? E poi, sua madre? Lei non era proprio il tipo da fare queste cose. Era una persona abbastanza “seria”. Ma non poteva che essere uno scherzo. Ma quelle foto? Quando erano state fatte? Erano un fotomontaggio? Eppure sembravano proprio reali.
Bussarono alla porta. Era Marco. Aprì. Lui entrò, voleva scroccare un caffé. Lei cercò di sorridere e mise su la moka.
Bussarono di nuovo. Aprì. Non c’era nessuno, solo un bigliettino per terra, proprio davanti alla porta. Lo prese, lo lesse:
-“Ettore è in mano mia. Mi piacciono gli animali, ma i soldi di più. Perciò, se vuoi riaverlo, vedi di trovare cinquemila euro. Non ti chiedo molto, mi sembra. Devi portarli sotto la statua in piazza Mazzini, in una valigetta. Devi lasciarli lì e andartene. Il cane lo riavrai un’ora dopo, lo troverai a casa, quando ci tornerai. Non chiederti nulla, non serve. Se mi denunci lo scoprirò, e il tuo cane morirà soffrendo. Molto. Non sono cattivo, voglio solo dei soldi. Pochi soldi. Arrivederci.”

Lucia, completamente nel pallone, guardò Marco. Marco guardò Lucia, guardò il bigliettino. Lei glielo fece leggere. Lui rimase sconvolto.
-Cosa hai intenzione di fare?
-Fare?...

D.F.


NUFRAGI - di Davide Fanigliulo
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