Mamma Nunzia

Ieri in pizzeria ho detto a un bambino: "Ciao, perché non sei anche tu a giocare con i tuoi amichetti lì giù?!".
E lui mi ha risposto convincente: "..eh che mia madre Nunzia si chiama".
Mi ha risposto così, tutto d'un colpo, come quando alle scuole medie suonavo la diamonica e riuscivo a dare fiato solo alla prima nota che usciva tesa e fortissima e le altre avevano lo stesso colore violaceo della mia faccia sotto sforzo.
Subito allora ho pensato a quale relazione ci poteva mai essere tra la mia domanda e la sua risposta, ma soprattutto, quale necessità ha portato quel bambino a dirmi il nome della madre.
Dopo poco sono giunto a due risposte.
Il primo ragionamento mi ha portato a pensare che qualsiasi azione il bambino avesse intenzione di intraprendere doveva sempre tenere a mente che il parere della madre Nunzia giocava un ruolo fondamentale nella ricerca della soluzione. Sicché, ogni volta che il bambino recepiva un’informazione tendeva a rendere presente al proprio interlocutore che l'ultima decisione sarebbe spettata ad ogni modo alla signora Nunzia, che comunque sia, dava pareri contrari alla volontà del bambino. Altrimenti non sussisterebbe la preoccupazione del bambino di fare riferimento alla mamma per questo tipo di scelte.
Ovvero, e questa la seconda possibilità, ho pensato che in quella sala ci fosse una bambina coetanea al bimbo stesso, che, per uno strano gioco della percezione di lui, somigliava alla madre di questo simpatico giovanotto, non so, forse per l'odore, o per il colore dei capelli, o ne era addirittura vagamente innamorato. Così , senza alcun tipo di approfondimento delle conoscenze, magari ne aveva solo percepito il nome da lontano distrattamente e lo aveva rielaborato in maniera distorta e maniacale, tanto da non fargli pensare più a nulla, tanto da annullargli qualsiasi benché elementare sistema logico, qualsiasi interpretazione realistica della vita e di quella serata che sembrava evolversi in maniera sempre più impacciata e distaccata.
La serata giungeva a limiti onirici mai conosciuti dal bambino prima. Davvero un'esperienza notevole, quasi un primo tipo di sballo infantile.. ma ancora non prendeva decisamente forma la ragione della citazione di quel singolare pargolo.
Il nodo centrale a quel punto diventava: ma la madre del vispo ometto si chiamava davvero Nunzia? Potremmo anche azzardare una teoria pacifica agli occhi di tutti: così come si stavano mettendo le cose, no proprio!
Benissimo, e se allora la madre non si chiamava davvero Nunzia, e le probabilità che ci fosse una bambina con quel nome le ridurrei molto cautamente al 50, ma anche 60%, ci vogliamo per favore spiegare questo restante 40%, che io francamente prospetto complicato e attanagliante.. avvincente?

G_

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Convengo con te sulla prima ipotesi..il piccolo ti ha fatto presente che la madre Nunzia è colei che decide..ci sono esseri umani che non tagliano il cordone ombelicale (legittimo quando si è piccini) e che anche a 30 anni ogni cosa di cui parlano o sognano la riportano all'idea che avrebbe la mamma al riguardo.
Io purtroppo sono una di quelle..ma la mamma è sempre la mamma,anche banalmente!

Un sorriso di sole,Roma oggi è davvero accogliente.

La tua amichetta del finestrino!

Carlotta

Anonimo ha detto...

Molto più semplicemente, il bambino è un idiota, come tutti i bambini d'altronde; anzi, come tutti gli esseri umani.
Per questa ragione, a partire da inattingibili moventi, dovendo soddisfare il suo bisogno di dare fiato alla propria bocca e alle proprie sinapsi, il bimbo non ha fatto che dire la prima cosa che gli è venuta in mente.
Mi pare troppo pretendere che l'idiota in questione abbia addirittura avuto la prontezza di inventarsi un nome. Sua madre si chiama presumibilmente Nunzia.
O forse la zia. O forse una cugina.
Ma "Nunzia" non deve individuare un individuo specifico: è solo una parola nota, che serve all'imbecille per comunicare: si parla, diceva un tale, non perché si ha qualcosa da dire, ma perché si ha voglia di dire qualcosa.

Nunzia esiste, qualunque cosa significhi.
La madre potrebbe addirittura essere morta, per quanto ci riguarda.
Anzi, si spera che lo sia: un volta morti non ci si deve più angustiare per le scelleratezze del mondo.
O dei figli.
O di se stessi.