Ancora treni

L’eurostar Taranto-Roma è provvisto di tavolini fattiapposta per i pc portatili. Tuttavia, l’eurostar Taranto-Roma non ha previsto alcun luogo dove posare temporaneamente le preoccupazioni e i dolori di ognuno dei passeggeri. Penso ad esempio ad un vano porta dolori che si fa colmo e straripa di angosce, rimorsi, rimpianti, abbandoni, sconfitte… Due per ognuno di noi, due a testa, che è prudente come approssimazione.
Non so come mai il treno ispiri sempre meditazione e creatività. Nel treno c’è chi legge, chi scrive, chi mangia cose incredibili, chi ne vende altre pazzesche, chi paga, chi non paga e deve inventarsi modi originali per non essere sorpreso, tutti lo fanno a proprio modo, e a proprio modo sono creativi e geniali. E poi c’è chi pensa e magari pensa di essere "un grande" o di esserlo stato a suo tempo, chi pensa che deve arrivare presto perché è meglio così, e ancora, chi pensa sempre di morire.
Io penso ogni volta le stesse tre cose: dove sto andando? Dove sono stato? Dove andrò? È sempre il solito discorso della gente che porta il male dentro e cerca la scusa per ripulirsi la coscienza sugli altri. Sono talmente abituato a sentirmi solo, che il minimo accenno di preoccupazione o di mera attenzione nei miei confronti mi indispettisce, anzi no, mi altera. Mi disgusta.
Queste cose le ho pensate un giorno in treno che rientravo da Bari a Roma. Ero andato a fare i test di selezione per uno di questi tanti merdosissimi post-laurea (meglio Post-office di Bucowsky - si scrive così?).
Non ricordo tutto di preciso, mi limito solo a dire che, eccetto le prime ore in cui sembrava tutto abbastanza nella norma, a sera, intorno alle sette sono arrivati i carabinieri e siamo andati tutti a casa di forza.
Qualcuno ha chiamato i carabinieri perché la commissione non si decideva a far uscire i risultati degli scritti. Pretendevano che dovessimo sostenere gli orali nello stesso giorno, ma si era fatta sera e ancora non si sapeva nulla… ma nulla nulla, anzi, avevamo tutti l’impressione che la commissione, non solo non stesse realmente lavorando, ma che se ne fossero proprio andati tutti a casa.
E intanto tutti i figli di dei minori ad aspettare lì, senza pranzo, senza cena, chi con i genitori al seguito, senza fumare, a nessuno che andasse di flirtare, un delirio.
E tutto ciò non ha fatto altro che accrescere i moti inquieti dell’animo mio al rientro a Roma, in treno, e finisce che scrivo quelle premesse inutili che poi restano dimenticate a inizio pagina.

G_

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Cosa mangerai domani?

C.

Anonimo ha detto...

a me i treni danno sonnolenza
:p
bacio
"Vissino"