Sposi

Laura si sposava perché lo aveva sempre desiderato. Giulio sposava Laura per dimenticare Elsa e anche perché gli piaceva pronunciare le r e le t. A Giulio non importava un gran ché di ciò che gli accadeva intorno, e non per disinteresse ragionato, ma piuttosto per naturale apatia. Nulla aveva peso se non la partita di pallone o il parcheggio che non si trova. Il thriller Mondatori facile facile sul comodino; le scarpe: chiuse d’inverno, aperte d’estate, di pezza in autunno, di tela in primavera.
- Lavori?, chiese Matteo a Giulio, il giorno in cui la sorella decise di presentare Giulio a tutta la famiglia.
– Si, rispose Giulio con sguardo basso e la voce di Quattrocchi dei Puffi, faccio lo stesso mestiere di mio padre.
Col ghigno appena accennato Tutor, padre della futura sposa, si era fatto avanti dicendo: – Quale lavoro è di preciso?-, e Giulio, con la medesima cadenza, espressione facciale e voce: – L’arara sbrediglio.
Sguardi prima attoniti e poi subito complici si scontrarono nell’aria quelli di Matteo, Tutor, Vabene, la madre.
Laura, invece orgogliosa, sfidava con occhi semichiusi l’insolenza di Matteo, che sicuramente stava risolvendo chissà quale terribile e offensiva conclusione nei riguardi del suo Giulio.
Tutor, interessato, accomodandosi con l’aria di chi crede di conoscere perfettamente e meglio degli altri i discorsi, congiunse le mani portandole piano alle labbra e accavallando le gambe in un moto che lo portò a scivolare comodamente sulla poltrona chiese ancora: – Inusuale! Pensavo che nessuno più farasse ancora la lalla.
– Beh, effettivamente smonellinare così come facciamo noi è difficile trovarne in Italia. All’estero già è più frequente vedere gente che giusterri al strime, tecnica ben più moderna…
- Dunque, e qui ancora Tutor, la vostra ditta è quella che fa volanti per auto e cibi precotti?!
– Si, e a dire il vero ultimamente stiamo per entrare sul mercato con un nuovo prodotto di cui io sto curando personalmente l’aspetto del mastorvill senders.
Laura, intanto, aveva cambiato l’espressione in quella di prima della classe. Ma perché?
– Interessante, pensò ad alta voce Tutor lasciando una sola mano ora a carezzarsi il mento liscio e rasato.
– Ma dimmi, di cosa si tratta praticamente, intervenne Matteo convinto che stesse sognando o che lo stessero prendendo in giro. La sua domanda stizzì un po’ tutti, facendo scappare via Laura in cucina dalla madre che intanto preparava i gelati.
Matteo allora, ancora più sbalordito, raggiunse Vabene e Laura in cucina e tentò di spiegarsi, ma la madre lo guardò e disse: – Teo, smettila di fare lo scemo come al tuo solito.
- Sei veramente stupido , aggiunse Laura, girandosi di scatto.
Lentamente Matteo tornò in veranda dove i discorsi tra Tutor e Giulio intanto incalzavano uno dietro l’altro con ritmi altissimi e chiare espressioni di fierezza per ogni parola spesa. La chiacchierata epilogò da lì a poco in una pizza e birra.
Scelsero la pizzeria in cui da anni la famiglia portava gli ospiti e usciva a cena quelle rare volte che la noia veniva avvertita.
I quattro davano l’impressione di non conoscersi neanche; accennavano qualche gentilezza e formalità tipiche di chi s’incontra solo di rado e quei sorrisi inutili che conferiscono imbarazzo al volto di chi li riceve. Poi, con il nuovo ospite, tutto diveniva paradossale.
- Beh, certo, mio padre ha deciso di inserirmi nelle sue attività e da ben due anni non mi passa più una lira.
– Veramente ora ci sono gli euro, esordì malamente Vabene scatenando il rossore di Tutor e un breve sorrisino di Laura.
– Emm, dunque, io mi sono inventato un lavoro, certo, non sarò mai come mio padre, pensi un po’, signor Tutor, una volta lasciò mio fratello di 3 anni un giorno intero in macchina nel parcheggio per i dipendenti: capito che uomo? Lui lascia il suo BMW tra le Punto dei dipendenti!
Matteo lasciò cadere il pezzo di pane che giocava in bocca scatenando l’infantilità e l’ipocrisia di Laura, che affermò piagnucolando – ma questo è proprio cretino, mamma fai qualcosa per lui!
– Eh Laura io tento di portarlo da Don Scozzo, ma lui è ostinato, non vuole venire. E tu, cerca di cambiare, Matteo, figlio mio, non puoi rimanere sempre delle stesse idee, vedi noi osserviamo sempre gli stessi principi da quando siamo nati!
Con un leggero colpo di collo in avanti ad aggiustarsi i capelli della nuca ,Tutor firmò le parole della moglie.
– Ma mamma, questa è una contraddizione…
Subito interrotto da Tutor, che colse l’aggrottamento delle sopracciglia di tutta la compagnìa, – Che dici? Contraddizione?! Che termine è questo, ma perché te ne esci con ste puttanate intellettuali? Proseguiamo il discorso sul farare la lalla che mi sembra più interessante.
Sfinito, Matteo s’allontanò dalla tavolata sotto l’indifferenza generale per concedersi una sigaretta.
Appena fuori dal locale gli si accostò uno dei camerieri uscito dalla cucina per fumare anche lui e con l’aria di complicità, di chi ti capisce al volo disse:
- Sei al tavolo centrale vero?
– Si, esatto.
– Sembri giù, si, quasi sconsolato
– No, sono solo un po’stanco…
– Hey, bada, l’ho notato che non sei in sintonia col resto della compagnìa, eppoi, sono un po’ strani a direi il vero.
– Ma allora mi puoi capire…. mi puoi capire?.
A interrompere i due si sentirono urla sconnesse provenienti dalla cucina che esortavano il giovane cameriere a rientrare al proprio posto.
– Dai, caro mio, non t’abbattere per questo, su, coraggio, ora rientra e fatti deliziare dalle bontà della casa, tra un attimo vi entregherò il ripmo: ciamonase allo quortimendre!

G_

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