Sere di un'interminabile Domenica

Oggi è Domenica. Il giorno del signore, e delle signore, aggiungerei.
La Domenica mattina le signore in paese si mettono le calze bianche opache. La gonna a mezzo ginocchio e la camicetta scollata. Poi la giacca. E il sole.
Chissà perchè tutte le domeniche al paese me le ricordo assolate. È come se anche gli astri avvertissero le regole sociali che "l'animale essere umano” si è dato.
Peccato. Alla fine, le domeniche che ci godiamo davvero così come vorremmo, sono davvero poche. Pochissime direi. Le buone prospettive sono sempre tradite, e quel grande sforzo che si fa a non restare nella naturale condizione di tristezza umana viene magari eluso dalla pioggia, dagli impegni, dalla vita.
La vita è la domenica. La vita è esattamente come una Domenica. La Domenica è il giorno delle attese, delle speranze, il giorno che tutti, in un modo o nell’altro, decidono di dedicarsi a se stessi. Ma poi tale sforzo risulta vano e il solo impegnarsi sul come fare una certa cosa consuma tutte le energie necessarie a farla. E dunque le signore che vorrebbero pregare e riflettere sulla vita perdono troppo tempo a pensare a quale camicia mettere, e che sembrino bene; e le gonne a mezzo ginocchio, che sia proprio mezzo, proprio in quel punto. E così arriva la sera che sono riuscite solo a vestirsi. E nient’altro. Arriva la domenica sera che hai solo pensato al modo in cui viverti la giornata ed hai tralasciato il piccolissimo particolare di vivertela.
La domenica è la vita. La sera: i momenti in cui senti la coscienza. Le sere della vita sono quelle in cui ti rendi consapevole che hai vissuto un modo e non un sentire. Le sere della vita ti fanno prendere consapevolezza del tuo sentire, delle tue afflizioni reali: le uniche realmente esistenti. Quando arriva la sera ti ricordi del tuo naturale sentire, ti svuoti da tutto il resto e riaffiora il provare davvero la vita: privazione di cose vere.
Il processo è comprensibile però. Ti costruisci delle distrazioni, talvolta seriamente futili, per evitare di prendere coscienza e ritrovarti nella naturale condizione di essere pensante. La domenica, giorno in cui pochissime di quelle futilità si riempiono di senso, si ha la necessità di inventare delle cose prima che la coscienza si risvegli.
Tuttavia è proprio in quel brevissimo lasso di tempo in cui la coscienza si risveglia che il tuo corpo prende delle decisioni radicali ed estreme. È in quei momenti che prendi le decisioni che poi ti sembrano strane, inconsuete, inconsapevoli. Ma poi quando rinsavisci (per modo di dire) ti rendi conto che tanto una finzione vale l’altra e allora inizia a non importare più se vivi a Roma, a Parma, A Conversano, in Uganda, in Paraguay, in Brasile.
La mia coscienza mi sta suggerendo di ascoltarmi durante le sere della mia interminabile Domenica. Sere che da troppo tempo sto tenendo a tacere.

G_

1 commento:

Anonimo ha detto...

Era forse domenica quando ti ho incontrato?
Eri però in ascolto della tua coscienza..eri un rovescio della mia medaglia,latente ma reale.

Poi cosa sia accaduto,io nn lo so.
Ma ogni domenica ed ogni incontro può insegnare qualcosa.Anche a cambiare se stessi.

C.