Brucia la parola

M. credeva di essere pazzo. Si lasciava illudere un po’ da tutto. Era molto eccitato per l’acquisto del suo nuovo sapone per le mani. Era davvero una bella saponetta, che la gente sarebbe tornata a trovarlo più volentieri solo per il piacere di sentirsi scivolare tra le mani quell’oggetto profumato. Ad ogni modo, quello che M. non riusciva davvero a capire era la ragione per cui, nonostante si fosse da poco lavato le mani, con la sua nuovissima saponetta per giunta, sentisse la necessità di farlo ancora. Voleva pulire qualcosa. Voleva lavarsi via qualcosa. Lavarsi la coscienza? E da cosa? Qualsiasi cosa di terribile avesse potuto fare o pensare, il rammarico era sicuramente una sensazione indotta dalla realtà esterna, dalle censure di cui soffriva, dalle finzioni che la gente comunemente scambiava per la vita reale.
Allora, a quel punto, decise che più nulla l’avrebbe condizionato e che le semplici sensazioni, il sentire comune, non avrebbero più potuto dominarlo e condurlo verso atti passivi e ingenui, come quello di lavarsi le mani per la sola ragione di avvertirle sporche. Non fu così.Subito dopo essersi asciugato le mani, corse nello studio e aprì quello strano oggetto che poche ore prima gli era stato regalato da S.La scatola, in legno, in realtà odorava un po’ di sughero bruciato e non sembrava avere alcuna funzione specifica. Poi M. capì che era proprio così, quella scatola non serviva a nulla. O perlomeno a nulla di indispensabile. Lo associava ad un foglio di scrittura di Word, inutile quanto qualsiasi altra cosa su cui si possa scrivere con una certa facilità. Poi però ci pensò meglio e ricordò che una volta aveva pensato un’altra cosa, e cioè che scrivere su Word aveva un suo vantaggio esclusivo: ti accorgi che la frase che stai scrivendo è corretta, elaborata e originale quando Word ti segna l’errore. Più grave è l’errore, più si dev’essere soddisfatti del proprio lavoro. Dopo tutti questi pensieri, insostenibili per lui, gli venne in mente che aveva voglia di scrivere qualcosa o almeno doveva farlo per S. Si sentiva in dovere di darle più attenzioni. Era stata così carina a regalargli quell’inutilissima scatola.Scrisse una parola su Word e la cancellò subito dopo. Poi fissò per interi minuti lo schermo pensando al tempo che passava, giorno dopo giorno. Credeva di sprecare tutto il suo tempo inutilmente. Si sentiva inutile, non quanto la scatola, ma comunque abbastanza inutile. E poi scrisse su word “inutilissima”, e word gli segnò errore. E allora cancellò e lo riscrisse staccato: “in utilissima”. E Word non gli segnò alcun errore. A quel punto decise di scrivere tutto quello che gli sarebbe venuto in mente, però staccando tutte le parole e dando loro il senso esattamente contrario a quello che aveva pensato. “Direttissima” lo trasformò in “Di Rettissima”; Leninista” diventò “Lenin Sta”. E dove sta? “Surrealista”, “Su” e “Realista”; “Catto Comunista” lo staccò direttamente Word, e poi, pensando a Giorgio Gaber, scrisse “Il Conformista” che subito diventò “Con” e “Formista”, e gli vennero alla mente forme di ogni tipo e dimensione che lo distrassero da quel lavoro.
Completati almeno otto se non nove fogli interi di scrittura fitta e intensa, venne distratto dal gran fumo che usciva dal posacenere. Notò con fastidio che la sigaretta accesa stava bruciando tutti gli altri residui che in poche ore si erano accumulati in quel posacenere. In realtà quello non era il suo solito posacenere, ma era la scatola sughera che gli aveva donato S. E così non potè esimersi dal cancellare tutto ciò che di stupido e inutile aveva scritto in quelle ore, e ciò non fece che accrescere la sua angosciante sensazione di sprecare la sua esistenza.Spense bene le cicche, svuotò la scatola nel bidone sotto la scrivania, e, apprestandosi a ripulire l’interno della scatola, notò che in diversi punti era già bruciata. Sì, bruciature. Ancora scottature. E l’oggetto odorava ancor di più di sughero bruciato. Ponderò razionalmente che allora la scatola potesse diventare il suo nuovo posacenere, così almeno avrebbe potuto conferirgli un utilizzo. Ma sapeva anche che S. l’avrebbe preso come uno sgarbo, e non voleva sembrare ancora una volta sgarbato agli occhi di lei.
Ma s’impuntò. Accese un’altra sigaretta, posò la scatola-posacenere di fianco alla tastiera del computer, abbandonò la sigaretta accesa al suo fianco e aprì un nuovo documento di Word. Stese le sue lunghe dita sulla testiera e iniziò a digitare:
Ogni giorno
qualcosa
brucia
E nulla più. Subito pubblicò sul suo blog questa che per lui era una poesia pregna di significati accostandoci una foto che anni prima aveva fatto al fondale del mare, sul litorale dove era solito andare ogni estate.In poche settimane il blog si diffuse in rete e proprio quella poesia risaltò alla critica degli esperti che misero su una vera a propria fenomenologia del caso. Libri vennero scritti numerosi su quei tre versi e anche TV e Radio ne parlarono con incontri e dibattiti.Dario Fò mise su uno spettacolo con cui vinse un altro Nobel. E per questo M. e Dario non si rivolsero più la parola per anni. Dario Fò, per la costernazione, allora decise di lasciare i diritti di quello spettacolo a Mario Pirovano, ed M. se la prese ancor di più. Tuttavia in un’intervista all’Espresso smentì tale risentimento. Mentre acerrime furono le parole che M. usò nei riguardi del Fò durante l’intervista al Tg1, tanto che Riotta rimase indeciso per giorni se mandarla in onda o meno. Andò in onda e fu un successone. Mai il Tg1 aveva fatto segnare un numero così grande di ascolti. E per questo M. fu chiamato nelle trasmissioni televisive domenicali, Buonadomenica, Quelli che il Calcio.., Domenicain, Gli amici di Maria De Filippi, ovunque M. andasse era un delirio e un’acclamazione. Si prestò a fare copertine di giornali, in Italia e anche all’estero. Zucchero scrisse per lui un album, ma M. rifiutò la collaborazione perché si accorse che tutti i pezzi erano copiati da altri cantanti, e preferì accettare la collaborazione con i Negramaro benché non sopportasse il cantante.Fino al giorno in cui M. non ricevette la telefonata che non avrebbe mai voluto ricevere. Berlusconi aveva bisogno di un candidato per le prossime elezioni e cercò di spiegare ad M. che lui era la persona adatta perché la gente si fidava di lui.M. trascorse diverse settimane a riflettere e rimuginare. Ne stava per fare una malattia, non mangiò per giorni, e si trascurò al punto di non sembrare più lo stesso, al punto che la gente arrivò ad occupare il suolo davanti alla sua casa per protestare contro la sua scomparsa dalla scena pubblica. M. restò isolato per qualche giorno ancora e a quel punto decise. Ordinò a S. di contattare Silvio Berlusconi, afferrò la cornetta del telefono e gli disse che si sentiva pronto a fare il grande salto. La campagna elettorale fu semplicissima, bastò davvero solo fare un paio di incontri con la società civile, dire un paio di bugie, e le elezioni furono vinte da Berlusconi ed M. diventò Presidente del Consiglio.In pochi mesi il regime s’insediò. M. era all’oscuro di ogni magagna del Cavaliere, ma il Presidente era lui, e la responsabilità era solo di M., che divenne il personaggio più discusso e odiato di sempre. Il paese ad un anno dall’elezione di M. a Presidente del Consiglio andò in malora. Il crack finanziario coinvolse persino l’intera Europa. L’Iran dichiarò guerra all’Europa e finì per lanciargli la bomba atomica che distrusse tutta l’Europa e parte di Medioriente. Gli americani fecero un film su questa storia con Johnny Depp come protagonista nel ruolo di M. dal titolo “Ogni giorno qualcosa brucia”. Alla prima del film, America e Russia si lanciarono contemporaneamente la bomba atomica e l’intero pianeta bruciò in un fuoco così intenso che le esplosioni raggiunsero Marte e in pochi anni anche il Sole, che, già Gigante rossa, implose in un buco nero risucchiando l’intero universo. A quel punto i giorni finirono e nulla più bruciò.

G_

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Esilarante!
Malinconico!
Eclettico!
Pauroso!

Suggerirei un paio di correzioni, se l'autore non si offende....
Cri

Anonimo ha detto...

Decisamente poetico nella parte iniziale,cinico e antipatico nella conclusione.
Berlusconi è fastidioso sempre.

Con il sughero si tapperanno bottiglie con messaggi di vita lanciate nel mare.
Nello stesso mare che l'autore ama...e si ritroveranno parole universali che non somigliano alle paure di chi brucia ma alla freschezza di chi nuota nella propria passione.

C.

Anonimo ha detto...

chi ha vinto la gara del "chi è più stupido frs noi due?"?